Dialogo con Rossella Miccio, presidente di Emergency
l pomeriggio è incerto; nubi grigie, qualche spiraglio di sole e ogni tanto una spruzzata di pioggia improvvisa, del resto siamo ad Aprile e ci può stare! Alle 15 in punto sono nel cortile di Palazzo Trinci e anche questa volta il compito che mi è stato assegnato dalla redazione di Chiaroscuro, nell’ambito della Festa di Scienza e di Filosofia 2022, è particolarmente gratificante per cui, per esserne all’altezza, mi sono portato un aiutante d’eccezione: mia figlia Bianca. Certo, avviare una bambina di nove anni al mestiere d’intervistatrice non è per nulla facile, qualche lamentela c’è stata. Tuttavia il gelato pattuito come compenso, ovviamente con pagamento anticipato, ha svolto appieno il suo compito. Così tutti a due abbiamo accolto con entusiasmo Rossella Miccio, anche se da subito ci è sembrato scontato chiamarla solo Rossella come se la conoscessimo da sempre.
- La prima cosa che mi viene in mente è il titolo della festa “Riprendiamo il cammino”, come lo stiamo riprendendo secondo te?
Direi che la domanda non è come lo stiamo riprendendo ma se vogliamo riprenderlo. Se fino a pochi giorni fa il tema era ripartire da dove eravamo rimasti, l’attualità di oggi, purtroppo, ci fa fare un salto indietro di decenni. Ci ritroviamo in un mondo con una guerra terribile, per di più nel cuore dell’Europa, che ci costringe a toccare con mano il fatto che i valori, le conquiste, i diritti che davamo per assodati, vanno ancora difesi e tutelati, il problema è come farlo. Noi di Emergency crediamo che ciò non si possa fare con la logica delle armi contrariamente a quella che sembra essere la tesi dominante. Di questo ne siamo molto preoccupati!
- Dalla guerra si può guarire?
Non solo dalla guerra si può ma si deve guarire, bisogna tuttavia esserne convinti nel profondo. Gino Strada paragonava la guerra al cancro. Nonostante ancora oggi il cancro uccida tante persone, siamo comunque tutti d’accordo che la priorità sia la ricerca e investiamo risorse per sconfiggere la malattia. La guerra dovrebbe essere trattata alla stessa stregua, un cancro da debellare! È terribile constatare che gli investimenti e la ricerca siano solo e unicamente orientati verso gli armamenti. In realtà credo che noi abbiamo la memoria molto corta; alla fine della seconda guerra mondiale i paesi del mondo si sono riuniti nelle Nazioni Unite e hanno prodotto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che dice una cosa forse banale ovvero che il riconoscimento dell’inerente uguaglianza in dignità e diritti di tutti gli esseri umani è il fondamento della pace, della giustizia e della libertà. Già nel 1948 veniva quindi legata la pace con la parità dei diritti fondamentali. Purtroppo la continua negazione di questi in ampie fasce della popolazione mondiale mina la pace e genera continuamente guerra.
- Bene, capisco la logica di Emergency ma cosa rispondiamo a chi, nonostante sia convinto dell’urgenza della pace, afferma che solo sostenendo, anche militarmente, la parte aggredita si possa arrivare a realizzarla?
Credo che il diritto a difendersi da parte degli Ucraini sia sacrosanto. Partendo dal presupposto che la guerra è sempre ingiusta, è sempre un’aggressione e non esistono motivi umanamente validi per farla, ci mancherebbe che chi la subisce non sia autorizzato a difendersi. Il problema qui non è cosa devono fare gli Ucraini bensì cosa dobbiamo fare noi resto del mondo! Dobbiamo continuare a fornire solo armi, alimentando di fatto il conflitto, oppure lavorare costantemente e con convinzione per portare le parti verso la tregua? Purtroppo la pace si deve fare con il nemico, questo è un fatto, mi chiedo con quanta sincerità attualmente sia invocata la soluzione pacifica. Non credo che Putin desideri la pace, se così fosse non avrebbe mai iniziato una guerra, tuttavia non è il suo atteggiamento a stupirmi, quanto quello di chi si professa difensore dei diritti umani pur non impegnandosi a fondo nella promozione di percorsi adeguati a tutelarli, negando la priorità del dialogo rispetto alle armi.
- Oltre all’Ucraina, in cui sarete sicuramente presenti, quali sono i punti più “caldi” in cui Emergency opera attualmente?
Mi sono unita all’associazione ben 22 anni fa e purtroppo devo dire che guardandomi indietro vedo oggi un mondo molto più difficile, bellicoso e povero. Un mondo in cui sono aumentate le disuguaglianze, dove la pandemia ha fatalmente incrementato le distanze tra i moltissimi che vivono al limite delle possibilità e i pochissimi, sempre meno, che hanno visto aumentare spropositatamente le proprie ricchezze. Non vedo un futuro inclusivo, questo è chiaro e per noi significa purtroppo tanto lavoro sul campo! Sono appena tornata dall’Afganistan dove Emergency gestisce ancora tre ospedali e tante strutture sanitarie offrendo servizi preziosissimi per la popolazione in posti dove oramai non va più nessuno. In questi paesi, nel tempo, si sono investiti miliardi per le armi e pochissime risorse per le cure e per il benessere della gente. Qui, come in tante altre realtà noi siamo rimasti e questo, se da un lato ci fa onore, rappresenta anche una grande responsabilità; dobbiamo ancora di più rimboccarci le mani e lavorare tanto!
- Gino manca?
Tanto… troppo! Manca non tanto la sua voce che ancora riecheggia in tutti noi; in questi giorni tra l’altro è uscito il suo libro postumo e ancora una volta dobbiamo dire che c’aveva visto lungo. Soprattutto manca quella sua autorevolezza, proprio perché era una persona vera che non diceva mai le cose così per dire. Manca dunque questa verità, questa concretezza guadagnata sul campo che ha segnato sempre la sua vita. Di Gino potevi non condividere le idee o alcuni argomenti ma sapevi sempre che quello che diceva era sincero, vero, senza doppi fini e dunque autorevole. Mi chiedo quanto avremmo bisogno, in questo sventurato periodo, di personaggi come Gino.
La chiacchierata con Rosella Miccio sta per concludersi quando mi sono ricordato di aver proposto a Bianca di preparare una domanda da porgli, così le abbiamo chiesto ancora qualche minuto di pazienza ed ecco che entra in scena la novella intervistatrice:
- Ciao, ti volevo chiedere cosa sognavi di fare da piccola, intendo che lavoro volevi fare? Sono seguiti alcuni lunghi secondi di silenzio durante i quali mi è parso d’intravedere, nello sguardo di Rossella, lo scorrere di tanti pensieri; la stanchezza accumulata in anni di sacrifici, la scomodità di una vita quasi nomade, oggi qui domani chissà dove a portare sollievo alle vittime dimenticate di qualche guerra dimenticata. Le tante rinunce che il “mestiere” le ha chiesto durante tutto questo tempo passato in trincea, senza armi né munizioni. E ancora le ferite nel cuore causate della vista di tanti uomini, donne e bambini coinvolti in conflitti incomprensibili e assurdi, di cui non sapevano quasi nulla. Poi la forza di una donna coraggiosa, capace di credere nei sogni di un visionario, per poi imparare splendidamente a sognare lei stessa un mondo migliore, raccogliendo sfide in cui nessuno avrebbe mai creduto. Ho visto la forza di Rossella, di Gino, il carisma di ragazzi e ragazze che in tanti posti nel mondo hanno deciso di dichiarare “guerra” alla guerra. Ho visto Emergency e poi, d’improvviso la risposta; secca e decisa
Grazie Bianca, è una bellissima domanda a cui non pensato da tanto. In verità ti devo dire che quello che faccio è quello che ho sempre sognato, fin da bambina… tutto qua!
- Grazie di cuore Rossella
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