Era bello il mio ragazzo
Non avrei mai pensato di vederti composto in una bara, il tuo viso sorridente pur nell’immobilità è stampato nella mia mente, nei miei occhi, nel mio cuore e ti ho visto più bello che mai e ti ho carezzato a lungo le gote, la fronte ed ho cercato ancora un filo di vita in te che non ho trovato, eri già lontano…Triste l’epilogo di un lungo cammino percorso insieme, interrotto, poi ripreso su di un terreno perfettamente pianeggiante, mano nella mano, certi di giungere insieme alla vecchiaia. Non avevamo considerato l’imprevisto, che era dietro l’angolo. Si era vicini al Natale, preparativi, le luci dell’albero brillavano ammiccanti e come ogni anno pregustavamo di trascorre le feste insieme ai nostri figli e ai nostri nipoti. Ogni magia svanì nell’attimo stesso che mi fu detta da un medico una frase “Si tratta di mesotelioma pleurico”. Frase oscura per me, dalla quale presagivo qualcosa di terribile. E fu così. Mesotelioma pleurico derivante da contatto con l’asbesto.
Lo smarrimento e l’incredulità della famiglia alla suddetta notizia fu totale. Di cosa si stava parlando? Danilo era sano, mai avuto malattie, di sicuro si trattava di un errore. Disperati, iniziammo una peregrinazione da uno specialista all’altro ottenendo ogni volta risposte nefaste. Lui, consapevole, combatteva con forza, era il più forte di tutti noi, continuava a vivere come se nulla fosse, secondo le proprie abitudini e facendo progetti per l’avvenire. Iniziò a curarsi con tenacia, sopportando stoicamente gli effetti debilitanti che la chemio e la radioterapia gli procuravano, sperava di poter essere sottoposto ad intervento chirurgico al polmone, aveva una grande voglia di vivere, di restare più a lungo con i quattro nipoti.
“Venivi a casa nostra, ci riscaldavi i pigiami, ci rimboccavi le coperte e noi ci addormentavamo”. Così lo ha ricordato Gaia nell’ultimo saluto. Insieme e con nostalgia ricordavamo gli amici, i compagni di lavoro scomparsi probabilmente a causa del medesimo killer: Angelo, Arcangelo, Pierluigi e tanti altri. Il contatto con l’amianto l’ebbe nello svolgimento della propria attività presso le Officine Locomotive di Foligno e prima nelle Officine di Voghera. Online approfondì ogni parte medico/legale della propria situazione e grazie all’aiuto di una giovane donna avvocato ebbe riconosciuti i propri diritti per la malattia professionale.
Con l’informazione capimmo che si scrive AMIANTO e si legge MORTE.
Crebbe prima la rabbia, non si dovrebbe morire e neanche ferirsi o ammalarsi per il lavoro, che non è una cosa astratta, il mezzo per portare a casa un salario, uno stipendio ma è la più importante attività umana, quella che ci permette di sopravvivere.Il silenzio non vince la paura, non cancella la realtà anche quando questa è insopportabile, occorre parlare, bisogna farlo, anche se si ha paura, come ho cominciato a fare anch’io, raccontando questa storia. L’asbestosi è la patologia che prelude spesso al cancro: dal greco ásbestos, che significa inestinguibile, e non a caso Ludwig Hatschek, l’austriaco che nel 1901 brevettò il «cemento-amianto», chiamò il suo ritrovato Eternit per richiamarne la resistenza eccezionale, la durata addirittura eterna. Negli anni ’60 furono scoperte le prime prove di tossicità delle polveri di amianto rilasciate dall’eternit. Nel frattempo il materiale era stato largamente utilizzato in campo ferroviario e in tanti altri settori.
L’amianto non smette di uccidere: secondo la Società italiana di medicina ambientale (Sima) nel nostro Paese si registrano circa seimila decessi l’anno.
L’amianto continua ad essere un problema irrisolto.
Il Corriere dell’Umbria in data 12 gennaio 2020 ha pubblicato un articolo scritto dalla giornalista Catia Turrioni, riguardante la nostra regione, nella quale si evidenziano i dati forniti dall’ONA (Osservatorio Nazionale) relativi all’anno 2019: 30 i casi di mesotelioma, 50 quelli di cancro al polmone causato da esposizione ad amianto cui si aggiungono 30 diagnosi di asbestosi e circa 110 casi di altre patologie neoplastiche asbesto-correlate, per le quali va riconosciuta la responsabilità diretta dell’amianto. Si evidenziano dunque, 220 casi di patologie asbesto correlate e non meno di 120 decessi. Necessaria quindi la bonifica e, al tempo stesso, la sorveglianza sanitaria, ottemperando la legge 27 marzo 1992 n.257, contenente norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto; all’art. 1 la stessa vieta, in modo tassativo, “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto o di prodotti contenenti amianto”. Ed è così che a seguito della negativa esperienza personale ho sollecitato, chiesto aiuto, presto sostenuta, alla UILP pensionati di Foligno, per aprire uno Sportello Amianto con lo scopo di aiutare tutti i cittadini a capire, conoscere e gestire il rischio.
Essere informati è un diritto. Diverse figure professionali hanno aderito a prestare la propria opera volontariamente.
Lo Sportello Amianto fornisce assistenza e corretta informazione per affrontare in piena conoscenza a 360° tutti i problemi legati all’amianto.
Per assistere, informare, formare Lavoratori e Cittadini e seguirli per ogni fase che li lega all’amianto, da una semplice bonifica ad una segnalazione di pericolo, ad un chiarimento di natura economico fiscale, come anche ad un problema giuslavoristico e di malattia professionale.
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