“Cara Tere,
Sono arrabbiato con te. Molto, troppo. Me lo avevi detto che saresti partita, ma ho sempre sperato che tu cambiassi idea, che avresti cancellato questo viaggio. Invece te ne sei andata, sorridente.
Sono arrabbiato con te perché mi hai tolto la possibilità di restituirti almeno qualche frammento di quell’amore silenzioso e grande che mi hai regalato per quarant’anni. Non ho mai pensato di poter pareggiare il conto, ma vorrei darti un po’ di amore oggi, e anche domani, e dopo.
“Eh caro mio, lacrime di coccodrillo, avresti dovuto pensarci prima…”.
Sento che me lo stai dicendo ancora. Hai ragione tu, come sempre.
E sono arrabbiato con te perché questa volta mi hai fregato davvero. Tu per quindici anni hai cresciuto come una madre quella straordinaria associazione che è Emergency.
“Non dire stupidaggini – mi risponderesti ora – Emergency esiste perché tantissime persone non si girano dall’altra parte di fronte a chi soffre”.
Tu non lo hai mai fatto, neanche una volta nella vita.
Mi hai fregato perché l’unico modo che mi resta per continuare a restituirti amore è di lavorare di più e meglio per la tua Emergency.
“Sono stufa delle tue promesse da marinaio…”
Ti prego, Tere, apri gli occhi ancora un secondo, guarda quanto amore ti sta intorno.
“Se ciascuno di noi facesse il suo pezzettino – dicevi sempre – ci troveremmo in un mondo più bello senza neanche accorgercene”.
Tu lo hai fatto, tesoro. La tua Emergency salverà ancora più vite. Pensa a quanti sorrisi farai nascere, a quante speranze, a quanta vita…
Adesso riposa, il tuo marinaio-coccodrillo ti accarezza la mano, e non te la lascia fino a quando il tuo sonno sarà profondo come il mio vuoto. Gino”.
Gino Strada era anche questo, capace di queste parole nell’ultima struggente lettera-poesia rivolta alla moglie Teresa, morta nel 2013.
Ora anche lui se n’è andato, quel suo cuore grande l’ha tradito, ha cessato di battere il 13 agosto. Sembra una incredibile coincidenza, proprio quando in Afghanistan stava tornando il terrore, la violenza, il cuore di Gino non ha retto, lasciando inesorabilmente orfani tutti quelli che avrebbero avuto bisogno di lui. Lui è morto, ma la sua creatura, “Emergency”, gli sopravvive, grazie alle tante persone di buona volontà che hanno sposato la causa di Gino e Teresa. Gino strada è stato un giusto, un benefattore dell’umanità, non ha mai chiuso le porte a nessuno, non ha mai chiesto documenti di identità. Venivano curati da lui oppressi ed oppressori, l’unica cosa che si pretendeva è che chiunque arrivasse negli ospedali con le armi, le depositasse in appositi armadi all’esterno, chiusi con opportune chiavi. Il suo curriculum era straordinario: Laurea in Medicina e chirurgia; Specializzazione in chirurgia d’urgenza; Formazione in chirurgia dei trapianti del cuore e del polmone. Dal 1988 si indirizza verso la chirurgia traumatologica e la cura delle vittime di guerra; Dal 1989 al 1995 lavora in Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia, Bosnia; Nel 1994 fonda Emergency, associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime della guerra, delle mine antiuomo e della povertà. Emergency opera in prima linea in Ruanda, in Cambogia, in Afghanistan, in Sudan…curando oltre 11 milioni di persone; Nel 2001 vince il Premio internazionale Colomba d’oro per la pace ed in seguito ha ricevuto tanti altri riconoscimenti. Ma è rimasto sempre un uomo semplice, immediato, schietto, a volte forse anche brusco, ma credo che le sofferenza e le brutalità che ha visto nella sua vita giustifichino ogni comportamento poco convenzionale. Tra le sue amicizie più profonde c’era quella con un sacerdote di strada, don Andrea Gallo, sicuramente anche lui poco convenzionale, ma amico e soccorritore di tanti anonimi bisognosi che vivevano per strada.Ora il marinaio, dopo tante tempeste e viaggi burrascosi, è tornato in porto, dove lo attende la sua Tere. Emergency vive, grazie a tante persone meravigliose, che credono che chi salva anche una sola vita, salva l’umanità intera. Dall’Afghanistan sono fuggiti in tanti, ma gli operatori di Emergency sono rimasti, come sarebbe rimasto Gino.
0 Comments