Tsunami Melancholia

by Mar 8, 2021Foligno e dintorni

“A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.”

In pochissime righe lo scrittore Alessandro Baricco è riuscito a riassumere la missione principale di ogni musicista: emozionare. Le note che si eseguono sono le radici dalle quali non si può prescindere, ma è grazie ai colori e alle forme di chi le interpreta che l’emozione può arrivare a tutti o a pochi eletti. È il caso della band rivelazione di X-Factor di questo 2020: i Melancholia. Il gruppo, originario di Foligno, è composto da tre elementi giovanissimi, ma che alle spalle hanno già una carriera illuminata dai migliori palchi internazionali. Benedetta Alessi, frontwoman e voce, insieme a Filippo Petruccioli alla chitarra e Fabio Azzarelli alle tastiere, dal 2015 si sono trovati e mai più lasciati. Un nome che deriva direttamente dai miti greci, due parole che insieme formano il concetto di melancolia, un male eterno e incurabile, scelto dai ragazzi mentre stavano sfogliando un vecchio libro di filosofia, un nome che fin da subito li ha conquistati perché vicinissimo alle loro personalità.
Nel 2018, dopo aver girato il loro primo videoclip dal titolo “Black Hole”, nella capitale irlandese Dublino, decidono di partecipare all’Emergenza Festival, concorso di band internazionali indipendenti nel quale, sono riusciti a raggiungere il primo posto, contro a migliaia di band provenienti da tutto il mondo: vittoria che un gruppo italiano non assaporava da più di trent’anni. Da lì a poco il contest mondiale Taubertal Open Air Festival, svolto in Baviera, che ha dato l’opportunità alla band umbra di esibirsi di fronte a migliaia di persone. La loro unione è un caleidoscopio di suoni ricercati al massimo livello, insieme alla travolgente capacità di Benedetta Alessi di convogliare l’energia delle loro canzoni in modo esplosivo, sprigionandola sul palco e arrivando immediatamente al pubblico, anche quello non amante del loro genere. “Quando salgo sul palco c’è uno strano passaggio, che ancora non comprendo: entro in una sorta di stato mentale – dichiara la cantante Benedetta Alessi -nel quale non sono più Benedetta, non sono più niente e mi lascio completamente andare senza nessun filtro. La cosa interessante è proprio questa, la musica per noi è totalmente pura e non c’è nessun filtro tra noi ed essa”.
I Melancholia propongono uno stile musicale influenzato da diversi generi: sicuramente dall’hip hop, dal drums&bass, dalla musica elettronica con un pizzico di classicismo, che li rende particolarmente unici nel panorama musicale italiano. Il timbro di voce di Benedetta è riconoscibilissimo, come poteva essere quello di Dolores o’Riordan dei Cranberries, ma con l’energia e la potenza di Skin degli Skunk’Anansie, soprattutto quando si trova su un palco a suonare dal vivo. Ovviamente gli arrangiamenti della chitarra di Filippo e le tastiere di Fabio chiudono perfettamente un cerchio realizzando quello che tante band provano, ma che alla fine riescono soltanto in parte: creare un qualcosa di unico e originale. Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours e loro mentore all’interno del programma X-Factor, al primo ascolto nelle audizioni disse “Benedetta usi la voce perché serve a te per dire delle cose, che sarebbe poi il motivo principale per cui cantare, ma quello che mi colpisce di voi è l’unicità”. La perfetta simbiosi della potenza di Benedetta insieme alla semplice, ma incisiva, sonorità della tastiera e chitarra di Fabio e Filippo consacrano i Melancholia al pubblico più popolare.
Dopo aver suonato nei più importanti festival europei, e nei locali indipendenti di tutta Italia, il sound di questa giovanissima band, nata da un’amicizia in oratorio e cresciuta in un locale indipendente di Perugia, è arrivato al popolo senza in alcun modo aver snaturato il proprio credo. Il 4 dicembre a mezzanotte è uscito “What are you afraid of?”, prima opera dei Melancholia, arrangiato, registrato e mixato da Diego Radicati di Urban Records e masterizzato da RCA Milano, che ha avuti sin da subito un incredibile seguito e si è piazzato immediatamente nella classifica degli album più venduti delle piattaforme musicali. “La musica è un metodo per sfogarmi, è un qualcosa che è sia esteriorizzata che interiorizzata. Si tratta di un rapporto psicologico – racconta Benedetta Alessi – essendo per noi una delle poche cose che ci fa stare bene tutti e tre. Il lavoro che facciamo in studio è globale, a volte partiamo da un mio testo per poi studiare la melodia e i suoni, oppure da un particolare sound costruiamo il pezzo e il testo. Siamo molto vicini a tutto il cantautorato italiano, da De Gregori a Dalla fino a De Andrè, che influenza la nostra attitudine alla scrittura e anche se noi cantiamo in una lingua straniera ci sentiamo molto vicini alle loro idee e alla loro sensibilità. Per quanto riguarda me, i punti d’ispirazione sono Thom Yorke, per come riesce a viaggiare intorno alla melodia, e Tyler Joseph, cantante dei Twenty One Pilots, ma nei nostri pezzi c’è anche tanto cinema, da Donnie Darko a Leon, e letteratura contemporanea come i romanzi di Chuck Palahniuk”.

Dove le parole non arrivano…la musica parla (cit. Beethowen)

Assolutamente vero. Non siamo bravi con le parole e quello che vogliamo esprimere lo facciamo totalmente con i nostri pezzi. È stato così quando abbiamo avuto l’occasione di cantare Alone, dopo l’eliminazione da X-Factor. Con quel pezzo e quell’interpretazione abbiamo gridato al mondo tutto quello che c’era da dire, semplicemente però l’abbiamo fatto con le nostre note.


Non è facile gestire un successo così travolgente e soprattutto veloce. Quali sono le tue sensazioni?

Sono in confusione, lo stesso ritorno a casa è stato traumatico, vivi un’altra vita perché adesso c’è uno stile totalmente diverso da quando siamo partiti. Anche soltanto vivere la propria casa è un qualcosa che si è mutato in appena due mesi. La velocità con cui è sopraggiunto questo successo è direttamente proporzionale alla potenza con cui ti colpisce, perché sei decisamente sommerso: non ci sono delle gocce da gestire, ma è uno tsunami che ti investe in pieno viso e quasi non ce ne siamo accorti. Questa situazione ovviamente è anche molto positiva perché vuol dire che stiamo lavorando bene e abbiamo gente interessata alla nostra musica, soprattutto in un momento storico in cui il nostro mondo, quello dello spettacolo e della musica, è immobile e piuttosto sfiduciato.

Qual è il tuo/vostro sogno nel cassetto?

Il nostro sogno nel cassetto è assolutamente un tour e continuare a lavorare con la nostra musica, noi preferiamo suonare più che parlare, i nostri pezzi raccontano di noi e abbiamo bisogno del contatto con il palco e con il pubblico. Ci auguriamo che la prossima estate si possa ricominciare a suonare dal vivo. Potrei ipotizzare un duetto con qualche band o artista con il quale vorremmo suonare, ma in realtà la cosa che ci preme di più è poter viaggiare di paese in paese con le nostre canzoni ed emozionare chi ci ascolterà.

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