Una storia vera

by Feb 1, 2023Memorie e Racconti

Vera è stata venduta da sua madre a 15 anni. Una ragazzina di 15 anni, ancora vergine, in Nigeria vale circa centocinquanta euro. Vera diventa proprietà di una madame. Madame è il nome con cui si designa una donna che pone in uno stato di schiavitù un’altra donna per sfruttarla.

Vera viene obbligata a salire su un furgone che la condurrà in Libia. La destinazione in Libia è sempre la stessa per tutte: la connection house, un appartamento con molte stanze, un bordelloGli uomini entrano nel perimetro della sua “cella” e fanno di lei quello che vogliono, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Dobbiamo compiere lo sforzo di pensare a un luogo in cui la più bieca nefandezza che l’uomo possa immaginare si realizzi quotidianamente nel silenzio – assenso dell’Europa. Vera non è più una persona, diventa un oggetto nell’immensa macchina del trafficking, il traffico degli umani. Lo studio dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), ha redatto nel 2018 un rapporto globale sul traffico di umani. Nel 2016, con numeri superiori del 40 % a quelli del 2011, si colloca il picco massimo delle vittime di tratta. Di quelle identificate, il 49% sono donne adulte, il 23% minori. La stima sarà già vorticosamente aumentata. Vera è ancora minorenne quando viene fatta salire sul barcone che l’ha condotta verso le coste italiane. Con lei ha solo uno smartphone e uno zaino. Il cellulare è uno strumento di controllo, non deve perderlo mai, deve averlo sempre addosso. Dove trovano questi i soldi per partire?. Questa è la frase più gettonata dell’italiano medio, e purtroppo anche di certa politica, ma quello che tutti i politici sanno, e che l’italiano medio ignora, è che nessuno dei migranti paga per partire, e che è proprio quel debito ancora da saldare, a rappresentare il grande affare, per chi per mestiere traffica umani.

Il maschio che l’ha accompagnata in Libia e che l’ha sorvegliata fino ai reception center in Italia ha consegnato Vera sotto la supervisione di un altro oga, un pappone che la “maneggerà” fino a quando col suo corpo non avrà restituito l’ultimo centesimo del suo debito. Un viaggio in Italia costa 25.000 euro. Le ragazze ritenute particolarmente belle vengono smistate per diventare escort, le altre cammineranno lungo i marciapiedi più squallidi delle nostre città. Centinaia di queste donne non arrivano nemmeno allo smistamento, muoiono durante il periodo di detenzione nei ghetti in Libia. Nessuno le reclama, i loro corpi non sono che qualche libbra di carne morta, sul bancone del mercato nero del mondo. Partono, stipate sui barconi; molte di loro sono incinte, con i feti dei loro stupri in grembo, altre con al petto i bambini delle donne che non sono riuscite a partire. Nel 2016 sono arrivati in Italia 3.040 bambini non accompagnati, e vi assicuro che non occorre leggere tutto il report dell’UNODC per comprendere, che “questi immigrati che vengono a rubarci il lavoro”, non vengono in Italia a rubarci proprio niente. Quando nel mare si vieta alle navi di prestare soccorso, quando da terra qualcuno ordina di chiudere i porti, quando l’Italia rinnova gli accordi che ha stretto con la Libia, e lascia che la guardia costiera libica riporti all’inferno delle prigioni e dei bordelli uomini e donne e bambini, che alla Libia preferiscono il rischio di annegare nel ventre profondo del Mediterraneo, non crediate si stia facendo la guerra ai trafficanti di esseri umani, né agli scafisti che domani faranno salpare altri barconi, perché questa storia è putrescente, e non possiede un doppio.

Chi traffica l’odio verso gli immigrati per trarne vantaggi personali, non differisce da colui che traffica umani per ragioni economiche. Chi sfrutta politicamente il dramma di chi è nato senza diritti, non differisce da colui che abusa di chi è incapace di rivendicare diritti.

~

Vera oggi ha 19 anni.
Fa la lavapiatti in un ristorante di Roma.
Anche se la vita non le sorride ancora, lei sa farlo.
E questo, le basta.

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